Di 60 mila persone in uno stadio

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Questo fine settimana sono stato nella città der Cupolone per vedere il concerto dei Muse. Mi ha ospitato il mio emigrante preferito, ovvero Alessandro, che da grande diventerà un grande medico e quindi mi passerà tutto gratis (ndr.)
Anche se abbiamo dormito in posti diversi, son partito con tre mie amiche e 2 loro conoscenti per un totale di 5 fanciulle (e direi che mi sentivo decisamente in minoranza). Son arrivato venerdì sera, ed alessandro mi ha fatto fare un piccolo giro di piazza San Pietro con annessa visita in una paninoteca divina che da oggi è diventata una delle mie attrazioni preferite della capitale (200 gradi in piazza Risorgimento, parlo con te.)
Siamo poi finiti in una festa dentro Tor Vergata, che per quanto sia sperduta nel nulla pare davvero un’università splendida, solo solo per le strutture soprattutto se paragonate a quelle di Unipa.

La mattina seguente mi son incontrato con le mie compagne di avventura ed è iniziata la nostra lunga lunga (lunga) attesa per il concerto. Tralasciando vari imprevisti e l’acquazzone torrenziale della durata di 5 minuti che in modo molto carino ci ha fatto bagnare pure le mutante poco prima di entrare dentro lo stadio (“Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere” cit.) è stata una bellissima esperienza. Trovarsi in mezzo ad una moltitudine di sconosciuti, tutti li per uno stesso motivo, quel motivo, felici, è proprio bello.

E dopo questo piccolo ed inutile racconto, credo dovrei scrivere del concerto. Ma non posso, non riesco. Perchè è difficile descrivere una serata del genere, è difficile descrivere lo spettacolo, la felicità, quei momenti volati via così velocemente. Io (incoscientemente, col senno di poi) avevo la NX300 con me ed ho provato a raccontare un po’, almeno, con delle foto. Ma non rendono assolutamente giustizia. E quindi complimenti ai Muse, e complimenti a noi 60 mila.

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