Di passeggiate al tramonto

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Qualche giorno fa parlavo per caso con un professore cosentino di 70 anni a proposito di Palermo, e lui affermava che fosse la città più araba che avesse mai visitato in anni di viaggi. Io allora ho replicato con ironia che probabilmente è anche la città più normanna, spagnola e sveva che lui avesse mai visto. Eppure, per quanto fosse una battutta, probabilmente non è distante dalla realtà. Certo, a vederla ora, poverina, Palermo sembra messa abbastanza male. Sporca, caotica, disonesta, proprio come i suoi abitanti. Eppure, per decenni, secoli, millenni, è stata una culla, la culla della cultura mediterranea, il centro del piccolo microcosmo orientale. E’ forse per questo che ogni tanto mi piace passeggiare per le vie vicino casa mia, all’entrata del centro storico, e perdermi come un turista qualunque tra le vie adiacenti Corso Vittorio o Via Roma. Non ho mai la pretesa di fare grandi foto e quasi mai le mostro (figurarsi pubblicarle). E’ un modo per riscoprire la mia città, per perdonarle i suoi tanti difetti, per ritrovare ogni volta il motivo per il quale son contento di esser nato qui.
Poi magari capita che tornando a casa guardo le foto scattate (cosa che solitamente accade settimane dopo averle scattate, e probabilmente i miei amici ne sanno qualche cosa…) e trovo scatti che mi piacciano pure. E così mostro i nostri monumenti, i nostri palazzi, la nostra gente, gente di Palermo. Gente da amare ed odiare, così come questa città.

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