Di come si sviluppano i rullini

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Sono sempre stato affascinato dalla fotografia analogica, un po’ perchè credo sia naturale essere attratti da ciò che non si è potuto vivere in prima persona, e poi perchè è davvero emozionante poter fotografare con un rullino. E’ probabilmente un tipo di fotografia molto diversa da quella moderna e digitale, e non solo per il numero di foto limitato a disposizione. Dover attendere per vedere il risultato, aver paura di sbagliare, dover pensare ad ogni singola foto e, perchè no, poter toccare con mano quella striscia di celluloide che custodisce le preziose fotografie. Una delle cose che mi ha sempre affascinato della fotografia analogica è sicuramente lo sviluppo, e finalmente qualche mese fa mi son preso di “coraggio”, ho acquistato il necessario ed ho iniziato a sviluppare in casa. Dopo una decina di rullini, ed essendo abbastanza soddisfatto dei risultati ottenuti, ho quindi deciso di scrivere un tutorial a riguardo, non perchè non esistano già delle guide (anzi) ma perchè è una cosa che mi diverte e riguarda la fotografia e quindi meritava un piccolo spazio anche qui.

Bisogna fare alcune doverose premesse prima di iniziare questa piccola avventura. Innanzitutto qui si parla di sviluppo di pellicole in bianco e nero. Lo sviluppo di rullini a colori è più complesso, costoso e ci vuole molta più a attenzione e, per quel che mi riguarda, il gioco non vale la candela. Inoltre qui si parla del solo sviluppo, per il quale NON serve una camera oscura così come classicamente si immagina, ma basta avere a disposizione una stanza buia per una decina di minuti. Il risultato finale dello sviluppo è il rullino sviluppato (e vorrei ben dire) ovvero la pellicola, che può poi essere scannerizzata, stampata (cosa che prima o poi farò ma che ha un costo non indifferente oramai) o si può usare per costruire cose in serate particolarmente noiose. Lo sviluppo in bianco e nero è, una volta capito il procedimento, semplice, facilmente attuabile senza particolari mezzi e anche relativamente economico e conveniente (non che si risparmi particolarmente rispetto a far sviluppare un rullino da un laboratorio, ma sicuramente non si spende di più). E, soprattutto, è divertente (almeno per me, non garantisco per tutti!).

Dopo questa piccola premessa, passiamo all’occorrente. Come detto non servono grandi mezzi, solo alcuni “strumenti del mestiere” e i prodotti chimici. Io ho comprato il tutto, dopo una breve ricerca,  sul sito fotomatica.it che offre davvero una buona scelta e dei prezzi abbastanza convenienti. Ho anche comprato alcune pellicole in modo da ammortizzare le spese di spedizione. Va inoltre detto che, come in tutte le grandi passioni, esistono una serie di accessori, prodotti e amenicoli vari che possono semplificare o migliorare l’operazione. Io vi mostrerò il “kit base”, ovvero l’indispensabile per poter sviluppare in casa ad un modico prezzo! (che fa molto slogan da televendita ma poco importa).

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  • Sviluppatrice (o tank): E’ la cosa più costosa, dai 20 ai 30 euro. E’ il cilindro nero (letteralmente) dove avviene materialmente la magia
  • Sviluppo: è il prodotto chimico che, reagendo con i sali d’argento della pellicola, fa avvenire il processo di sviluppo. Qui si potrebbe scrivere un’intero libro sull’argomento in quanto esistono tanti tipi di sviluppi. I più comuni e i migliori per iniziare sono l’R9 (ex Agfa Rodinol) e l’Ilford Ilfosol.
  • Fissaggio: è il prodotto chimico che permette di “fissare” l’immagine sulla pellicola ed evitare che, una volta esposta alla luce, continui ad impressionarsi. In questo caso la scelta è meno importante e più o meno uno vale l’altro. Io ho scelto il FOMA FIX che è anche economico.
  • Imbibente: è il prodotto chimico che evita il formarsi delle gocce di calcare sulla pellicola e la protegge. In realtà è possibile anche usare del sapone neutro ottenendo praticamente lo stesso effetto. Ad ogni modo ha un costo irrisorio e più essere usato per un centinaio di rullini quindi è un buon investimento.
  • Cilindro graduato: è essenziale da almeno 500ml, ma potreste anche riutilizzarne uno che avete in casa (va bene anche uno da cucina se abbastanza preciso).
  • Termometro di precisione (essenziale, tarato sui 20 °c)
  • Siringa
  • Pinze per “stappare” il rullino
  • Forbici
  • 3 bottiglie da mezzo litro
  • Acqua (meglio se distillata)

Per comprare tutto il necessario io ho speso circa 45 di euro. Non è una cifra particolarmente elevata, considerando anche che con i chimici è possibile sviluppare anche una ventina di rullini e che una volta finiti bisogna acquistare solamente quelli.

Una volta preparato tutto l’occorrente, la prima fase è quella di caricare il rullino dentro la sviluppatrice. Premessa: è più facile a farsi che a dirsi, ma va fatto al buio.
Per capire meglio come operare va analizzata un po’ la Tank. E’ un cilindro nero che una volta chiuso è a prova di luce e che permette di versare i liquidi per lo sviluppo all’interno in modo da inondare la pellicola. Quelle bianche che si vedono sono le spirali. Ce ne sono due perchè la mia sviluppatrice può accogliere fino a due rullini.

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A questo punto dovete portare la sviluppatrice aperta, il rullino, le pinze e le forbici in una stanza totalmente buia (e intendo TOTALMENTE davvero, spesso la luce può trapelare da sotto la porta). Dovete quindi con la pinza stappare il rullino in modo da togliere uno dei due anelli che lo chiude. In realtà esistono anche strumenti appositi, ma per me un minimo di pratica e un po di forza bastano e avanzano. Mio padre usava un apri bottiglie per esempio.
Una volta estratto il rullino (tutto sempre al buio) va tagliata la coda (la parte finale più stretta) e il rocchetto iniziale, in modo che vi rimanga in mano solamente la pellicola.

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La pellicola va poi inserita nella spirale, la quale presenta un binario aperto che ne permette il passaggio all’interno. Con dei movimenti rotatori e delicati bisogna poi far ruotare le due parti della spirale. Ciò fa in modo che la spirale “risucchi” a poco a poco il rullino:

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Ovviamente le foto sono state fatte con un rullino già sviluppato per rendere l’idea, ma il tutto come detto va fatto al buio. Vi consiglio sicuramente di fare un po di pratica alla luce con una pellicola già sviluppata e poi provare ad occhi chiusi. Tutta l’operazione è davvero più semplice a farsi che a dirsi e richiede pochi minuti, ma è anche questione di pratica e la prima volta è possibile che abbiate qualche difficoltà (ammetto che io ne ho avuta più di una, ma poi ho imparato).
La spirale può poi essere inserita dentro la sviluppatrice assieme al coperchio che chiude il tutto:

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La pellicola ora è al sicuro al buio, e noi possiamo tornar a riveder le stelle. Dobbiamo quindi preparare i chimici per lo sviluppo. Già, perché le boccette che comprate sono concentrate e vanno diluite con l’acqua. Una delle variabili più importanti in questa operazione è la temperatura. Lo sviluppo deve avvenire a 20 gradi e quindi i prodotti chimici finali devono avere tale temperatura. Qui in sicilia, considerando che ho iniziato a sviluppare in piena estate, i 20 gradi erano un’utopia, e così ho deciso di iniziare con l’acqua da frigorifero (a circa 15 gradi) per poi riscaldare il tutto (ma lo vedremo in seguito).

Altra variabile molto importante solo le proporzioni. Ogni prodotto ha la sua diluizione, espressa da una cosa del tipo 1+25 (valida nel caso dell’R9) o 1+5 (nel caso del fissaggio). Tale numero sta a significare che nella soluzione finale devono esserci ad esempio una parte di sviluppo e 25 parti di acqua. Il totale è dettato dalla capienza della sviluppatrice (nel mio caso 300ml). Per l’R9 bisogna quindi mescolare 288ml di acqua e 12 ml di sviluppo (totale 300 ml): Sembra complicato ma in fin dei conti è una semplice proporzione.

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La soluzione finale va poi versata in una bottiglietta. Essendo tre le soluzioni da preparare (sviluppo, fissaggio ed imbibente) servono altrettante bottiglie.
N.B. se lo sviluppo entra a contatto con anche una sola goccia di fissaggio, potete tranquillamente buttare tutto e dire addio alle vostra foto. Quindi questo è il male! Il viceversa invece non è un grande problema. Ad ogni modo utilizzate tre bottigliette specifiche ognuna per ogni prodotto e preparate sempre prima lo sviluppo per evitare ogni pericolo.

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I chimici come anticipato devono essere a 20 gradi. In questo stadio e sopratutto se avete usato acqua fredda avranno una temperatura più bassa. Usate quindi il termometro e lasciate riscaldare la soluzione sotto l’acqua calda fino a raggiungere la temperatura desiderata (controllate continuamente il termometro, mi raccomando!).

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Prima di versare lo sviluppo nella tank, bisogna avere a che fare con l’ultima variabile in gioco, il tempo. Considerate che ogni pellicola, per ogni sensibilità, per ogni chimico ha bisogno di un tempo diverso. Sembra un grande casino, ma in realtà non lo è grazia ad un carinissimo sito: digitaltruth.com. Sulla sinistra è possibile selezionare la pellicola utilizzata e lo sviluppo scelto e lui restituirà i tempi di sviluppo per le sensibilità possibili (perchè se prendete un rullino da 400 ASA e lo esponete a 1600ASA i tempi ovviamente cambiano.
Nel mio caso, utilizzando una T-max 400 esposta a 320 ASA e adoperando l’R9 (ovvero Rodinal) ho ottenuto un tempo di 5 minuti a 20 gradi. E’ possibile delle volte trovare anche i dati per lo sviluppo a 24 gradi o per concentrazioni differenti (l’R9 può essere usato anche con diluizione 1+50 per poter sviluppare più rullini a parità di chimico, ma i risultati sono peggiori).

Possiamo quindi versare lo sviluppo nella tank:

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Appena versato, tappiamo velocemente la sviluppatrice e ruotiamo continuamente per i primi 60 secondi. Poi ruotiamo ogni 30 secondi sino alla fine del tempo totale (in questo caso come detto 5 minuti). Alla fine di ogni ruotazione è meglio sbattere la tank sul ripiano dando dei piccoli colpetti. Questo permette di far andar via eventuali bolle d’aria che si formano dentro la spirale e che potrebbero far sviluppare male la pellicola:

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Nel mentre provvediamo a portare anche il fissaggio a 20 gradi. In questo caso il tempo non dipende dalla pellicola ma solamente dal prodotto chimico. Inoltre, se con il chimico dovremmo essere precisi quasi al secondo, qui possiamo essere più larghi con i tempi. Nel mio caso il prodotto riporta un tempo di fissaggio di 4 minuti, ma io lo lascio per circa 6 (certo, se vi dimenticate per ore la pellicola a macerare li dentro non garantisco i risultati!).

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Alla fine dei 5 minuti versate via lo sviluppo, versate dell’acqua di rubinetto dentro la sviluppatrice e poi gettate via anche quella. Questo permette di sciacquare ogni traccia di chimico. Si può quindi passare al fissaggio:

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Alla fine dei 6 minuti di fissaggio (vale anche qui la modalità di rovesciare per i primi 60 secondi e poi ogni 30 secondi) la pellicola non sarà più fotosensibile. Potete quindi aprire la tank e controllare che effettivamente qualche immagine ci sia. Attenzione a non toccare però il rullino, che in questa fase è molto delicato.

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Dopo esservi crogiolati qualche secondo del fatto che non avete distrutto un rullino pieno delle vostre foto migliori, tornate in voi e versate dell’acqua di rubinetto fredda nella sviluppatrice, muovendo la spirale ogni 30 secondo con le mani, per un totale di 4-5 minuti. Versate poi via l’acqua e ripetete l’operazione 3-4 volte. Questa fase è la fase di lavaggio e permette di togliere ogni traccia di chimici dalla pellicola, che con il tempo potrebbero degradarla.

Infine versate l’imbibente e lasciate riposare per un minuto:

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Potete adesso estrarre la spirale dalla tank. La pellicola va lasciata riposare ed asciugare appesa per un 2 3 ore. In questa fase è ancora estremamente delicata e toccare un fotogramma può anche rovinarlo. Estraete la celluloide dalla spirale con molta attenzione ed appendetela da qualche parte i modo da non farla toccare terra. Io utilizzo una molletta ed un lampadario. La stanza deve inoltre essere chiusa e possibilmente non deve entrarci nessuno perchè la pellicola è anche molto appiccicosa e eventuali movimenti di aria potrebbero portare polvere:

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Passate 2-3 ore potete staccare la pellicola e tagliarla ogni 6 fotogrammi, un po’ come fanno i veri laboratori:

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A questo punto avete finalmente finito di sviluppare il vostro bel rullino (complimenti!) e potete farci un pò quello che vi pare! Io ad esempio utilizzo uno scanner abbastanza economico e digitalizzo i negativi. In realtà esistono anche altri modi per digitalizzare i negativi, come utilizzare una reflex ed un obbiettivo macro. C’è anche chi usa l’iPhone ed ottiene risultati anche dignitosi!

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Ed ecco qualche risultato ottenibile. Le foto sono state scattate con T-Max 400, Ilford FP4 e Ilford HP5, che sono anche tra le pellicole più diffuse ed apprezzate:

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