Di quando si fa il turista a Cefalù

Da quando mi son trasferito a Milano, vacanza estiva significa tornare a casa, in Sicilia. Soprattutto perché è il modo per passare un periodo più lungo in famiglia, riconnettermi con ciò che sono e dimenticare un po’ di frenesia lavorativa. Ma anche perché Palermo e la Sicilia sono oggettivamente un bel luogo dove passare le vacanze. Lo noto da tutti i turisti che incontro, lo noto da tutti i colleghi che mi chiedono consigli su cosa fare o vedere quando verranno a fare loro i turisti, lo noto perché amo io stesso essere un turista nella mia terra.
Ultimamente mi sento fin troppo turista, forse perché sto iniziando a perdere il contatto con la vita di qua giù. Questo un po’ mi spaventa e dispiace, ma immagino sia un processo normale. Questo preambolo per introdurre una delle tante occasioni nelle quali ho avuto il piacere di sentirmi come un turista, tornando per l’ennesima volta a Cefalù. Stavolta ho portato con me Miriam, che mi ha raggiunto per vivere un assaggio di estate siciliana. Su Cefalù c’è tantissimo da dire, e allo stesso tempo non serve dir nulla. E’ un gioiello, patrimonio dell’Unesco e meta turistica simbolo per la provincia di Palermo. Il periodo più bello per visitarla sono chiaramente i mesi estivi, a patto di far i conti con tantissime (troppe) persone, la difficoltà di parcheggio e un buon caldo torrido. Però, percorrere i vicoletti sino ad affacciarsi e scovare l’azzurro del mare, ripaga assolutamente di tutto. Che poi, io ci son stato davvero decine e decine di volte, credetemi. Ma ogni volta (ri)scopro un nuovo vicoletto, ed ogni volta è come la prima.

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