Perdersi per i quartieri spagnoli

Tra le città nelle quali mi è capitato di dover andare per lavoro c’è anche Napoli. Nel capoluogo campano ci son stato solo una volta, quando ero molto piccolo. Si può quindi dire che fosse quasi la prima volta per me. Certo, come sempre ho avuto pochissimo tempo libero per fare il turista, e in quelle poche ore la mia scelta è ricaduta sui quartieri spagnoli, una parte di Napoli della quale ho sempre sentito parlare. Ho sempre letto e sentito fosse una città a se, un qualche cosa di totalmente diverso dal resto delle vie, e non posso che confermare le mie aspettative.

Ho iniziato a perdermi per i vicoletti tentacolari al tramonto, per uscirne solo a sera inoltrata per il sopraggiungere della fame. Una città nella città, un qualche cosa che mi ha ricordato certi quartieri di Palermo (come ballarò in una giornata infrasettimanale), ma molto più grande, e molto più disordinatamente organizzato. Tutto sembrava casuale, mischiarsi e confondersi, ma in un modo stranamente coerente con se stesso.  Tutto così caratteristico, esattamente come lo avevo immaginato, dagli scugnizzi ai ragazzi che sfrecciavano in motorino. 

Ammetto che all’inizio avevo un po’ di soggezione nel fotografare le persone, ed i loro volti. Certo, son abituato a Palermo, ma era pur sempre una città che non conoscevo in una zona non considerata tra le più “sicure ed accoglienti”. Ma poi mi son lasciato andare, e macchina fotografica al collo ho iniziato a scattare senza guardare (grazie scatto silenzioso della mia fuji!).

Certo, oltre ai quartieri spagnoli c’è stato molto altro nei miei giorni napoletani, dal bruttissimo centro direzionale nel quale ho lavorato, alle 4 pizze che ho follemente amato e divorato (perchè ehi, la pizza è pur sempre nella mia top 5 nella scala dei valori). Ma, come è facile immaginare, Napoli è uno di quei luoghi unici che non può minimamente essere vissuto e raccontato in pochi giorni e pochi scatti. Quindi a presto Napoli, alla prossima puntata.

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